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Un progetto elaborato della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana per il Bellini International Context, promosso dalla Regione Siciliana-Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo.

Orchestra Sinfonica Siciliana diretta da Gianluca Marcianò, solisti vocali  Alessandra Di Giorgio, Max Jota e Serban Vasile.
In programma musiche di Bellini, Verdi, Giordano, Puccini

Esplorare la profonda influenza esercitata dal Cigno etneo sui compositori coevi e successivi è la ratio del concerto lirico-sinfonico “Da Bellini in poi”, realizzato dalla Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana  nell’ambito del Bellini International Context,  promosso dalla Regione Siciliana-Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo.

Il progetto è il seguito ideale dell’affine “Bellini&Friends”, presentato dalla Foss la scorsa settimana sempre nel cartellone del Bic. Si tratta ancora una volta di un doppio appuntamento itinerante che si terrà alla Villa Bellini di Catania venerdì 22 settembre alle 21:00 e sarà replicato il 24 a Palermo in Piazza Ruggiero Settimo.

La pluripremiata Orchestra Sinfonica Siciliana ospiterà stelle del panorama musicale internazionale, presenze abituali dei maggiori teatri internazionali, come il direttore Gianluca Marcianò e il terzetto dei solisti vocali, ossia il soprano Alessandra Di Giorgio, il tenore Max Jota, il baritono Serban Vasile. In programma di musiche di Vincenzo Bellini, Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Umberto Giordano. Ripercorriamo la locandina attraverso le note di sala lo studioso Riccardo Viagrande.

“Acclamazioni ed applausi senza fine al principio, al mezzo ed al termine di ogni atto”, come si lesse sulla Gazzetta privilegiata di Venezia, accolsero I Capuleti e i Montecchi di Bellini (La Fenice di Venezia, 11 marzo 1830). L’opera si apre con una concisa ma superlativa sinfonia, che dal punto di vista formale può essere ricondotta a una rielaborazione piuttosto libera di una forma-sonata ridotta all’esposizione e alla coda.

Dall’eccelsa partitura di Norma (Teatro alla Scala, 26 dicembre 1831zz) è tratta la cavatina “Casta diva”, pagina di rara bellezza e di sublime incanto, introdotta dallo splendido ‘solo’ del flauto.

Nella cavatina di Riccardo, “Ah per sempre io ti perdei”, tratta da I Puritani (24 gennaio 1835, al Théâtre Italien di Parigi), l’uomo racconta all’ufficiale Bruno che la sua richiesta di matrimonio presentata al padre dell’amata Elvira è stata rifiutata.

E passiamo a Verdi. Nella celebre romanza, “Celeste Aida”, tratta appunto da Aida (Il Cairo, 24 dicembre 1871), il capitano delle guardie Radamès esprime sia il suo desiderio di essere indicato, dall’oracolo di Iside, come comandante supremo delle truppe del faraone nell’imminente campagna militare contro l’Etiopia, sia il suo amore per la schiava etiope alla quale spera di poter ridare la patria e il trono.

Nella cavatina di Leonora, “Tacea la notte placida”, dal Trovatore (Roma, Teatro Apollo, 19 gennaio 1853), la donna racconta ad Ines di aver sentito la voce di un trovatore, nel quale riconosce l’amato Manrico, cantare sotto il suo balcone, mentre nel cantabile, “Il balen del suo sorriso”, il Conte di Luna elogia la bellezza dell’amata. Infine nella celeberrima cabaletta, “Di quella pira”, Manrico manifesta la sua volontà di correre in soccorso della madre Azucena.

Tre anche i brani pucciniani. La tregenda che costituisce il secondo tempo dell’intermezzo Le Villi (Teatro Dal Verme di Milano, 31 maggio 1884), è una pagina al ritmo di tarantella, costruita su due temi dei quali il primo rappresenta la ridda delle ombre vendicatrici, mentre il secondo ha un carattere languido.

Il duetto “O soave fanciulla”, che chiude il  primo atto della Bohème (Teatro Regio di Torino, 1° febbraio 1896), si segnala per il carattere passionale, mentre una tangibile malinconia promana “O Mimì tu più non torni”, tratto dal quarto atto.

Last but not least Umberto Giordano. Uno struggente lirismo informa l’Intermezzo di Fedora Teatro Lirico di Milano, 17 novembre 1898) basato sul tema della romanza di Loris “Amor mi vieta”, come un acceso lirismo contraddistingue la commovente romanza di Maddalena, “La mamma morta” nell’Andrea Chenzie (La Scala, 28 marzo 1896). Se in “Nemico della patria” Gérard medita sulla sua nuova condizione di servo della violenza e anche della lussuria, “Vicino a te s’acqueta l’anima mia” è il commovente duetto cantato da Chénier e Maddalena prima di salire entrambi sulla carretta che li porterà al patibolo.

 

L’ingresso è libero fino ad esaurimento di posti. Info: www.bellinicontext.it  e www.visitsicily.info