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Ingresso libero con prenotazione fino ad esaurimento posti RISERVA QUI IL TUO POSTO Opera seria in tre atti Libretto di Carlo Pepoli Musica di Vincenzo Bellini Edizione critica Ricordi,
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Ingresso libero con prenotazione fino ad esaurimento posti
Opera seria in tre atti
Libretto di Carlo Pepoli
Musica di Vincenzo Bellini
Edizione critica Ricordi, a cura di Fabrizio Della Seta
Personaggi e interpreti
Elvira Valton Caterina Sala
Lord Arturo Talbo Dmitry Korchak
Sir Riccardo Forth Christian Federici
Sir Giorgio Valton Dario Russo
Lord Gualtiero Valton Andrea Tabili
Sir Bruno Robertson Marco Puggioni
Enrichetta di Francia Laura Verrecchia
Direttore
Fabrizio Maria Carminati
Regia
Chiara Muti
Maestro del coro
Luigi Petrozziello
Scene
Alessandro Camera
Costumi
Tommaso Lagattolla
Light designer
Vincent Longuemare
Assistente alle scene
Michela Mantegazza
Assistente alla regia
Paolo Vettori
Assistente ai costumi
Donato Di Donna
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Massimo Bellini di Catania
Nuovo allestimento del Teatro Massimo Bellini
In collaborazione con Teatro Massimo Bellini
Ingresso libero con prenotazione fino ad esaurimento posti
I Puritani in edizione critica per celebrare Bellini
Insieme a Norma e Sonnambula è indubbiamente l’opera più conosciuta e rappresentata del nostro Vincenzo Bellini. Parliamo naturalmente dei Puritani, l’ultimo capolavoro concepito per Parigi dove fu rappresentato il 24 gennaio 1835 al Théâtre Italienne. Eppure non è certo facile allestire questo lavoro la cui tessitura vocale richiede voci veramente fuori dal comune.
Per il Bellini International Context I Puritani vengono presentati nella edizione critica realizzata da Fabrizio Della Seta per casa Ricordi in collaborazione con il Teatro Massimo “Bellini” Una nuova edizione critica che gira nei teatri da qualche anno e che trova ad ogni nuova recita conferme ed aggiustamenti; insomma una versione in progress che anche Catania ha eseguito nel 2015 in conclusione della stagione lirica, offrendo chicche inascoltate nella versione storica come il terzetto Enrichetta-Arturo-Riccardo del I atto o il duetto Elvira Arturo del III atto che precede il celebre “vieni, vieni”.
Bisogna tenere conto, inoltre, che dei Puritani esiste una seconda versione, alla quale Bellini aveva lavorato in simultanea, richiestagli dal Teatro San Carlo (la cosiddetta versione napoletana o ‘Malibran’, dal nome della celebre cantante che avrebbe dovuto eseguirla nella città partenopea). Il progetto non andò in porto e vide la luce soltanto il secolo scorso (1986) grazie allo sforzo congiunto del teatro Petruzzelli di Bari e del Teatro Massimo Bellini di Catania (con Katia Ricciarelli e Chris Merritt protagonisti). In effetti il terzetto del I atto citato, appare ancora nella versione Malibran mentre fu cancellato dopo la prima rappresentazione parigina (secondo quanto riportato da Friedrich Lippmann).
Uno dei problemi maggiori che riguardano l’esecuzione moderna de I Puritani è quello legato alla prassi esecutiva, soprattutto relativamente alla figura di Arturo. Nella prima edizione parigina la parte era affidata ad una figura ormai mitica, quella del tenore Giovanni Battista Rubini. Dotato di un eccezionale registro acuto e sovracuto (La sua estensione vocale era di dodici note, dal Mi bemolle al Si di petto fino a raggiungere di testa, col ricorso al falsettone, il Fa e il Sol sopra il rigo). Il passaggio dalla voce di petto a quella di testa era, oltre tutto, così impercettibile da risultare prodigioso. A ciò si aggiungeva una morbidezza incredibile ed una perizia tecnica nell’uso degli abbellimenti, supportati da un fenomenale uso del fiato.
L’ombra di Rubini pesa ancora oggi sulle esecuzioni moderne anche perché sia la tecnica sia il gusto sono cambiati; l’uso del falsettone non è più praticabile (chi ci ha provato non è mai risultato convincente, perfino Luciano Pavarotti) e trovare un tenore che giunga al FA a piena voce è un’impresa (fra l’altro non necessariamente gradevole ed accettabile). C’è stato qualche esempio in un passato recente (Nicolai Gedda, William Matteuzzi), ma il più delle volte, specie dal vivo, si preferisce cambiare la cadenza del concertato (“Credeasi misera”). Anche la parte di Elvira non è da meno rispetto alle difficoltà vocali pur se risulta comunque più eseguibile al giorno d’oggi. In ogni caso il capolavoro belliniano risulta una delle più impervie opere dell’epoca romantica; naturalmente l’esecuzione non si ferma solo agli aspetti virtuosistici ma va ben oltre, aprendo nuovi orizzonti al melodramma pre-verdiano. In questo senso riteniamo di poter ribadire che l’anello di congiunzione tra Rossini e Verdi sia proprio Bellini più che Donizetti, contrariamente a quanto affermato da una certa manualistica storica. Proprio il nostro Vincenzo fu il primo ad allontanarsi dalla forma dell’aria rossiniana dilatandola verso il concetto di ‘scena ed aria’ che sarà tanto caro a Verdi. Per non parlare della pregnanza dei recitativi che precedono le arie e che costituiscono un ‘unicum’ non confrontabile con nessun altro compositore dell’Ottocento, rappresentando la vera ‘croce e delizia’ di ogni interprete che voglia accostarsi allo stile belliniano.
Aldo Mattina
Note di regia
Ascoltando le note della musica del Cigno si è pervasi da un senso di dolcezza classica e celestiale malinconia ottocentesca. Bellini ci prende per mano e ci conduce in atmosfere sensuali, sognanti e lunari: un’aura di magia ci pervade. La limpida bellezza delle sue melodie ci rimanda per echi e risonanze ai miti della Magna Grecia, ai lamenti d’amore delle ninfe che sembrano sussurrarci chi fummo, un senso d’appartenenza ci appaga e ci consola… C’è ben poco delle nebbie inglesi e dei colli inamidati, delle intransigenze puritane seicentesche in queste armonie così beatamente italiche. Cos’hanno a che vedere Cromwell e i suoi compari, censori del piacere, del presbiterianesimo, del battismo e del congregazionalismo, con il nostro Bellini, sensuale e fiero, tenero e appassionato?
“I Puritani” debuttarono il 24 gennaio 1835 al Théâtre de la comédie italienne di Parigi. Fu un successo immenso! E non certo per il libretto di Carlo Pepoli ispirato alle vicende di un dramma storico di Ancelot e Boniface: Têtes rondes et Cavaliers. No! Non è di storia che vuole parlarci Bellini, né di Rivoluzione inglese e capitolazione di Carlo I Stuart. Il centro del dramma per il compositore catanese è l’amore struggente, vibrante, lacerante e a raccontarcelo sono da sempre le sue donne: Bianca, Imogene, Alaide, Zaira, Giulietta, Norma, Amina, Beatrice ed ultima Elvira, come loro, espressiva, emotiva, tormentata e viva in eterno per amore, che è, dunque, il punto di partenza. Come fare convivere puritanesimo e romanticismo? Ho immaginato allora uno spazio onirico, fuori dal tempo, forse le vestigia di un museo, in attesa di una storia da raccontare. Al vibrare di note risorgimentali, ecco avanzare sulla scena personaggi ottocenteschi e novecenteschi, di nero vestiti, forse a lutto? Si avvicendano, scrutano l’orizzonte alla ricerca di memorie lontane. Intravedono i fantasmi dell’epoca di Carlo I ed Enrichetta di Francia, le loro sagome come quadri di van Dyck, in cornici vuote, si animano in composizioni di preghiere, battaglie e vicende amorose. La trama di un racconto del seicento incontra lo sguardo dell’Ottocento, vestendosi della sua musica. O ancora l’Ottocento e il Novecento incorniciati a scrutare noi che li guardiamo, in un perenne gioco di ribaltamento dei punti di vista. Il soggetto diventa oggetto e viceversa, a metafora di una materia che solo l’arte può rendere indenne dal tempo. La musica di Bellini è viva! E ci parla oggi, come allora! E da allora ci rassicura. Ma non c’è nulla di rassicurante nei paesaggi notturni dell’Inghilterra puritana di Cromwell. Così, quale unico rimando al mondo fumoso e sarcastico di Shakespeare, ecco avvicendarsi in scena, tra i personaggi seicenteschi, le tele di Füssli, pittore per eccellenza del teatro inglese, visionario, esploratore dell’animo umano. Anticipatore degli ideali estetici del Romanticismo, seppur in età Neoclassica, rappresentò ansie e deliri, angosce e visioni sinistre. Le sue tele trasudano fobie “Sin intercede tra Satana la morte”, “Crazy Kate”, ovvero la follia per amore e ancora “Il sogno del pastore”, tratto dal capolavoro della letteratura inglese seicentesca “Paradiso perduto” John Milton, che lavorò sotto l’ala protettrice dei protestanti. Infine, “L’incubo”, di cui Freud possedeva una copia, simbolo dell’inconscio femminile, del desiderio represso, della perdita dell’innocenza. La tempesta d’inizio atto III è per me un delirio dell’anima. L’immagine di una donna abbandonata a se stessa, in balia dei venti, incombe come un vaneggiamento della ragione arduo da districare.
Nell’ultima scena, i puritani, persecutori di ogni forma di rappresentazione, bruciano le tele del racconto, così con il fuoco si vuole disperdere la memoria di un passato che si reputa scomodo. La pace ritrovata è dunque l’avvento di un pensiero unico dominante! Il fuoco purificatore nega ogni possibile confronto: a metafora della censura imperante! Tutto passa, le epoche, le interpretazioni, le mode e i metri di giudizio, ma il genio, lui, resta quale sorgente da cui attingere. Dall’alto come un “Deus ex machina”, il divino Bellini piomba gigante a spegnere l’incendio! L’arte non si tocca! È testimone immutabile e si erge immensa contro ogni forma di oscurantismo!
Chiara Muti
Fabrizio Maria Carminati
Direttore
Diplomato in pianoforte sotto la guida di Carlo Pestalozza, ha proseguito gli studi di composizione con Vittorio Fellegara. Successivamente consegue il diploma di direzione d’orchestra a pieni voti. Esordisce con La bohème nel 1993 al Teatro Regio di Torino, dove dirige 11 titoli d’opera e una svariata serie di concerti sinfonici.
Dal 2001 al 2006 viene nominato, per indicazione ministeriale, membro del C.d.A. della Fondazione torinese. Dal 2000 al 2004 è direttore artistico del Teatro Donizetti di Bergamo e dal 2004 al 2007 della Fondazione Arena di Verona; nel 2008 e fino al 2015 diviene primo direttore ospite dell’Opéra di Marsiglia.
Nel 2018 la Fondazione Teatro Verdi di Trieste gli riconosce il ruolo di primo direttore ospite, che ancora oggi ricopre. Dal 2020 è direttore artistico del Teatro Massimo Bellini di Catania.
Regolarmente invitato a dirigere nelle maggiori istituzioni teatrali italiane e internazionali, ha all’attivo più di 65 titoli d’opera che lo rendono acclamato interprete di un vasto repertorio, dal belcanto italiano fino al ‘900, come Madama Butterfly e Tosca all’Opera di Roma, Maria Stuarda, L’elisir d’amore, L’amico Fritz, La sonnambula alla Fenice di Venezia, Il campanello, Carmen, Il barbiere di Siviglia, Lucia di Lammermoor, La traviata, L’elisir d’amore al Maggio Musicale Fiorentino. Tra le numerose incisioni discografiche, si ricordano Maria Stuarda (con il Teatro La Fenice di Venezia e il Donizetti di Bergamo), Il telefono, Il campanello, Le convenienze e inconvenienze teatrali, I pazzi per progetto, Fedora, Il pirata (con il Teatro Massimo Bellini di Catania).
Chiara Muti
Regista
Attrice, autrice e regista, Chiara Muti si forma alla scuola del Piccolo Teatro di Milano diretta da Giorgio Strehler. Debutta in teatro nel 1995 al fianco di Valeria Moriconi. Da allora è protagonista nei maggiori festival e teatri italiani alternando i grandi autori Classici quali Euripide, Sofocle, Dante, Ariosto, Boccaccio, Shakespeare, Marivaux, Molnár, Puskin, Pirandello, Brecht ad autori contemporanei come Testori, Spadoni, Quintavalle, Cappuccio, Mazzocut-Mis.
Lavora nel cinema dal 1997 diretta, tra gli altri, da Treves, Avati, Chiesa, Battiato. Dal 1995 collabora attivamente con il coreografo Micha van Hoecke e dal 2004 con l’attrice e regista Elena Bucci.
In qualità di cantante e attrice interpreta i classici quali Monteverdi, Benda, Debussy, Honegger, Strauss e collabora a nuove creazioni di compositori contemporanei come Corghi, Sollima, Betta, Ceccarelli, Tamborrino.
Dopo aver firmato diverse regie per il teatro di prosa, nel 2012 debutta nella regia d’opera con Sancta Susanna di Hindemith, diretta da Riccardo Muti per il Ravenna Festival. Seguono nel 2013 Dido and Aeneas di Purcell per il Teatro dell’Opera di Roma, Orfeo ed Euridice di Gluck per l’Opéra National Montpellier e nel 2014 Manon Lescaut di Puccini al Teatro dell’Opera di Roma. Nel 2016 apre la stagione del Petruzzelli di Bari con Le nozze di Figaro di Mozart. Con lo stesso compositore nel 2018 inaugura l’apertura del Teatro San Carlo di Napoli con la regia di Così fan tutte (opera in co-produzione con il Teatro d’Opera di Vienna). Nel 2021 debutta al Maggio Musicale Fiorentino con Madama Butterfly di Puccini. Nel 2022 firma la regia di Amorosa presenza di Nicola Piovani, opera in prima assoluta per il Teatro Verdi di Trieste, nonché Don Giovanni di Mozart per il Teatro Regio di Torino, concludendo così la Trilogia dapontiana.
Tra i suoi prossimi impegni: I Puritani al Bellini di Catania, Don Giovanni al Teatro Massimo di Palermo, Guillame Tell al Teatro alla Scala di Milano.
Tommaso Lagattolla
Costumista
Diplomato in Violino al Conservatorio di Bari e in Scenografia all’Accademia di Belle Arti, svolge da molti anni l’attività di scenografo e costumista presso alcuni fra i più importanti teatri italiani e internazionali.
Ha collaborato come assistente ai costumi con Pasquale Grossi per il Don Pasquale della Fenice (2002) e per La Bohème del San Carlo (2004); come scenografo e/o costumista, ha lavorato, tra molti altri, ai seguenti spettacoli: Per voce preparata di vari autori contemporanei (La Fenice di Venezia, 2001, regia di E. Barbalich); Il Trovatore (Opera di Roma, 2004, regia di P. Curran); Garibaldi en Sicile di M. Panni (San Carlo di Napoli, 2005, regia di E. Barbalich); Macbeth (Ópera da Coruña, 2008; Teatro Calderon di Valladolid, 2010; São Carlos, Lisbona, 2015; Teatro Principal, Palma de Mallorca, 2017, regia di E. Barbalich); L’isola disabitata (Accademia Chigiana di Siena, 2009, regia di G. Gelmetti); La Traviata (Accademia Chigiana, 2010, regia di G. Gelmetti; O Coliseu do Porto, 2013, regia di E. Paterniti); Le Nozze di Figaro (Carlo Felice di Genova, 2014, regia di M. Spada; Teatro Regio di Torino, 2015, regia di E. Barbalich); Madama Butterfly (Maggio Musicale Fiorentino, 2015, regia di F. Ceresa); Juditha Triumphans (La Fenice di Venezia 2015, Festwochen der Alten Musick di Innsbruck, 2023, regia di E. Barbalich); Medea in Corinto (Festival della Valle d’Itria, 2015, regia di B. Sicca). Per il teatro Petruzzelli di Bari, ha realizzato le scene e i costumi in molti spettacoli: Didon, 2001, regia di P.P. Pacini, Idomeneo, 2002, regia di N. Trees), I Capuleti e i Montecchi, 2002, regia di P.P. Pacini, Don Giovanni, 2003, regia di P.P. Pacini), Tosca, 2007, 2009, regia di E. Barbalich, La Bohème, 2008, 2010, regia di Boris Stetka, Scene da Don Pasquale, 2009, regia di D. Colaianni, Elisir d’amore, 2009, regia di F. Esposito; Il Cappello di paglia di Firenze, 2014, regia di E. Barbalich, per cui ha ottenuto il GB Oscar Eccellenza dell’Opera 2015 per le scene e per i costumi. Con Andrea Cigni ha realizzato i costumi per La Straniera, Teatro Massimo di Catania; Pia de’ Tolomei, Teatro Verdi di Pisa, Festival dei Due Mondi Usa Charleston; Nabucco, Teatro Regio di Torino; La Fanciulla del West, Teatro Grande di Brescia. Per Cecilia Ligorio cura scene e costumi per A Sweet Silence in Cremona, prima assoluta dell’opera di Roberto Scarcella Perino e Mark Campbell commissionata dal Teatro Ponchielli di Cremona e il Center of Contemporary Opera di New York. Per Chiara Muti ha realizzato i costumi per Don Giovanni di Mozart con la direzione di Riccardo Muti per il Teatro Regio di Torino.
Dal 2006 al 2015 ha curato la direzione degli allestimenti scenici della Fondazione Teatro Petruzzelli, collaborando fra gli altri con L. Ronconi, F. Ozpetek, M. Bellocchio, E. Dante, G. Amelio, Compagnia Bausch, Compagnia Bejart, M. Baryshnikov, Compagnia di balletto del Kirov, Compagnia di balletto del Bolshoi. M. Martone, E. Nekrosius, Martha Graham Dance Company, R. De Simone, Trisha Brown Dance Company. A questo impegno unisce un’attività pubblicistica come studioso di storia del costume pubblicando, tra l’altro, per l’Istituto Poligrafico dello Stato; svolge, infine, un’attività da allestitore museale per il Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti, per le Gallerie degli Uffizi di Firenze di cui è consulente per gli allestimenti vestimentari.
È docente di ruolo presso la Cattedra di Costume dello Spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Bari. Ha inoltre insegnato costume all’Accademia dell’Opera di Bologna e al Corso di Alta Sartoria dell’Accademia del Teatro Regio di Parma.
Dmitry Korchak
Tenore
Dmitry Korchak si è affermato sulla scena internazionale dopo aver vinto il Concorso Internazionale di Canto “Francisco Viñas” a Barcellona nel 2004 e due premi ad “Operalia” a Los Angeles.
È invitato ad esibirsi sui grandi palcoscenici d’opera internazionali come la Staatsoper di Vienna (Nemorino in L’Elisir d’amore, Lenski in Evgenij Onegin, Don Ottavio in Don Giovanni, il conte Almaviva nel Barbiere di Siviglia, Don Ramiro ne La Cenerentola, Ernesto in Don Pasquale, Le Contes d’Hoffmann, nel ruolo del titolo in Werther), Teatro alla Scala di Milano (Camille de Rosillon ne La vedova allegra, il conte Libenskopf ne Il viaggio a Reims), Teatro Real di Madrid (Gualtiero ne Il pirata), La Monnaie di Bruxelles (nel ruolo del titolo in Robert le diable), il Gran Teatre del Liceu di Barcellona (Nadir in Les Pêcheurs de perles), il Teatro Massimo di Palermo (Arnold nel Guillaume Tell), la Bayerische Staatsoper di Monaco (Nemorino, Don Ottavio), l’Opéra national de Paris (Ferrando in Così fan tutte, Arturo ne I Puritani), la Staatsoper di Amburgo (Tonio ne La fille du régiment), l’Opéra national de Lyon e il Palau de les Arts di Valencia (il ruolo titolo nel Le Comte Ory), il Festival di Baden-Baden (Orfeo in Orfeo ed Euridice), ecc.
Dal 2008, Korchak è ospite frequente del Rossini Opera Festival di Pesaro.
È anche direttore d’orchestra.
I suoi impegni per la stagione 2022/23 includono il ruolo di Pollione in Norma al Teatro Massimo di Palermo e il Principe in Rusalka in una nuova produzione di Emma Dante, diretto da Tomás Hanus al Teatro alla Scala di Milano; all’Arena di Verona nel ruolo del Conte d’Almaviva ne Il barbiere di Siviglia; nel ruolo di Sir Edgardo di Ravenswood in Lucia di Lammermoor al Festival Sferisterio di Macerata; e sulla scena concertistica nella Petite Messe Solennelle al Rossini Opera Festival di Pesaro.
La stagione 2023/24 vedrà Korchak apparire come Paolo Erisso in Maometto II al Teatro San Carlo di Napoli, e Hoffmann in Les contes d’Hoffmann all’Opéra national de Paris. Canterà il ruolo di Nadir in Les Pêcheurs de perles alla Staatsoper Unter den Linden di Berlino e sarà Arnold in una nuova produzione di Guillaume Tell, diretto da Michele Mariotti e nella regia di Chiara Muti al Teatro alla Scala. Tornerà alla Wiener Staatsoper di Vienna per Don Pasquale e Die Zauberflöte.
Caterina Sala
Soprano
Nata a Lecco, la sua esperienza musicale inizia all’età di otto anni con lo studio della tromba sotto la guida di Sommerhalder e, contemporaneamente, si avvia alla carriera di cantante nel “Gruppo Vocale Famiglia Sala”, composto dai sette membri della sua famiglia.
Nel 2018 vince il concorso AsLiCo nella Categoria Emergenti e il Premio del Pubblico. È selezionata per frequentare nell’anno 2019-2020 l’Accademia di alto perfezionamento per cantanti lirici del Teatro alla Scala di Milano. Nel novembre 2019 debutta sul palco del Teatro alla Scala di Milano nel ruolo di Hermione nell’opera Die Agyptische Helena di Richard Strauss.
Nel 2020 si esibisce nel concerto di riapertura “Nuove voci alla Scala” al Teatro alla Scala e vince il Primo Premio al Concorso Lirico Internazionale di Portofino. Debutta inoltre nel ruolo di Barbarina ne Le nozze di Figaro di W. A. Mozart e al Teatro Gaetano Donizetti di Bergamo è Adina ne L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti.
Nella stagione 2021/22, torna al Teatro alla Scala di Milano, prendendo parte a Thaïs di Jules Massenet nel ruolo di Crobyle, Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea nella parte di Mad.llaJouvenot e in Ariadne auf Naxos di Richard Strauss è Najade.
Tra I suoi prossimi impegni: Lucia di Lammermoor di Donizetti a Bergamo, Il flauto magico di Mozart a Trieste, Rigoletto di Verdi a Palermo.
Christian Federici
Baritono
Nato nel 1987 a Trieste, ha studiato pianoforte dall’età di sei anni. Dopo la laurea in informatica ha iniziato a studiare canto lirico nel 2015 con il tenore Federico Lepre, poi con
Claudio Desderi alla Scuola di Musica di Fiesole, Patrizia Ciofi e Gianfranco Montrésor.
Debutta nel 2016 come Conte d’Almaviva ne Le Nozze di Figaro di Mozart a Cesena, diretto da Claudio Desderi, con cui nel 2017 canta Don Giovanni (nel ruolo titolo). Dopo aver vinto i concorsi internazionali del Teatro Lirico Sperimentale “Adriano Belli” di Spoleto e “Toti Dal Monte” a Treviso (2018) è nuovamente il Conte d’Almaviva ne Le Nozze di Figaro a Treviso, Jesi e Ferrara, ruolo con cui nel 2019 debutta in Francia all’Opéra de Marseille.
Dal 2019 al 2021 ha partecipato a produzioni di importanti festival italiani come il Ravenna Festival, il Donizetti Festival a Bergamo ed il Puccini Festival di Torre del Lago. Nel 2021 debutta all’Opera di Hong Kong e all’Opéra Grand Avignon come Sharpless nella Madama Butterfly di Puccini.
Ha recentemente cantato il ruolo di Turbo nell’opera contemporanea Hadrian di Rufus Wainwright al Teatro Real de Madrid, Escamillo nella Carmen di Bizet a Kiel, Don Giovanni nell’opera omonima e Don Alfonso nel Così fan tutte di Mozart a Ravenna, Rimini e Salerno, Roberto ne I vespri siciliani di Verdi al Teatro Alla Scala di Milano, Figaro ne Le nozze di Figaro di Mozart a Catania e Marcello ne La Bohème di Puccini a Ravenna e Rimini.
Ha lavorato con famosi direttori d’orchestra come Fabio Luisi, Fabrizio Maria Carminati, Daniel Oren, Riccardo Frizza, Yves Abel ed importanti registi tra cui Hugo de Ana, Vincent Boussard e Daniel Benoin. Apprezzato esecutore di musica da camera, ha sostenuto diversi recital della Winterreise di Schubert, Dichterliebe di Schumann, Kindertotenlieder di Mahler ed eseguito in concerto la Krönungsmesse di Mozart, la Matthäuspassion di Bach, la Petite Messe Solennelle di Rossini e la Mass of the Children di Rutter. Futuri impegni includono Marcello nel La Bohème di Puccini a Ferrara e Pisa, Enrico nella Lucia di Lammermoor di Donizetti a Catania e Germont ne La traviata di Verdi a Glyndebourne.
Dario Russo
Basso
Definito dal quotidiano “La Repubblica”: “Basso sontuoso, dal suono nobile e dalla omogenea linea di canto”, Dario Russo ha l’opportunità di cantare per prestigiose istituzioni teatrali nazionali ed internazionali quali: Teatro alla Scala di Milano, Teatro San Carlo di Napoli, Liceu di Barcelona, Regio di Torino, Teatro Petruzzelli di Bari, Teatro Massimo di Palermo, Regio di Parma, Teatro dell’Opera di Roma, ABAO di Bilbao, Teatro de la Maestranza di Siviglia, Opèra National de Lorraine, Concertgebouw di Amsterdam e Royal Opera House Muscat.
Sotto la guida di direttori come Fabio Luisi, Nello Santi, Donato Renzetti, Sebastian Weigle e di registi come Laurent Pelly, Robert Carsen, Claus Guth, Pier Luigi Pizzi, Gianni Amelio, Gabriele Lavia, Davide Livermore.
Dario Russo debutta in numerosi ruoli fra cui: Attila (Attila), Zaccaria (Nabucco), Conte di Walter (Luisa Miller), Enrico VIII (Anna Bolena), Sir Giorgio (I puritani), Conte Rodolfo (La Sonnambula), Colline (La Bohéme), Oroveso (Norma), Banco (Macbeth), Ramfis (Aida), Raimondo (Lucia di Lammermoor), Padre guardiano (La forza del destino), Timur (Turandot) e Don Basilio (Il barbiere di Siviglia).
Dario Russo svolge inoltre un’intensa attività concertistica che spazia dalla musica da camera a quella sacra, nel suo repertorio: Winterreise di Schubert, Requiem di Verdi, Messa di Gloria di Puccini, Requiem di Mozart, Petite Messe Solennelle e Stabat Mater di Rossini, Stabat Mater di Dvorak, la IX Sinfonia Op. 125 di Beethoven, Coronation Anthems di Händel, Die erste Walpurgisnacht di Mendelssohn e Colombo di Gomes.
Tra i suoi impegni recenti ricordiamo: Il barbiere di Siviglia a Nancy; Macbeth a Trieste; Luisa Miller a Colonia e Il Trovatore a Lisbona.
Prossimi impegni prevedono: Rigoletto a Caracalla e a Gozo; I Puritani a Catania; Pulcinella al San Carlo di Napoli e Nabucco a Siviglia.
Luigi Petrozziello
Maestro del coro
Nato a Napoli, ha compiuto i suoi studi musicali sotto la guida del maestro De Rosa e della pianista Bottai. Diplomatosi con il massimo dei voti e la lode presso l’Istituto Musicale “Luigi Boccherini” di Lucca, vanta un’intensa attività concertistica, sia come solista, sia come collaboratore di vari gruppi da camera.
In qualità di solista ha partecipato a numerosi concorsi, vincendo il 1° Premio Assoluto al Concorso Nazionale Pianistico di Osimo ad Ancona. È stato il fondatore del Trio Cameristico Toscano (flauto, violoncello e pianoforte) con il quale si è brillantemente imposto vincendo, nel 1979, il 2° Premio (1° non assegnato) al Concorso Internazionale di Musica di Stresa. Nel 1986 ha vinto il 1° Premio Assoluto (sezione “Due Pianoforti”) alla nona edizione del Concorso Pianistico Nazionale di Albenga (Savona). Ha dedicato molta della sua attività artistica e professionale alla lirica, lavorando per numerose istituzioni teatrali italiane e internazionali in qualità di maestro sostituto, maestro di sala e palcoscenico, direttore musicale di palcoscenico e maestro del coro. È stato ospite di numerosi festival e manifestazioni internazionali, quali: Festival Internazionale di Marlia, Festival Internazionale Pianistico di Albenga, Todi Festival, Festival Pucciniano di Torre del Lago, Settimana Musicale Senese, Radio Televisione della Svizzera Italiana, Festival Barocco di Parigi, Festival Internazionale dell’Operetta a Trieste. Ha collaborato con Boris Christoff, Suzanne Danco, Olivia Stapp, Herbert Handt, Helena Obratzova, Fiorenza Cossotto, Domenico Trimarchi.