
Orario
(Martedì) 21:00
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Ingresso libero con prenotazione fino ad esaurimento posti RISERVA QUI IL TUO POSTO Quartetto d’archi “Vincenzo Bellini” Alessandro Cortese violino primo Giovanni Cucuccio violino secondo Luigi De Giorgi viola
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Ingresso libero con prenotazione fino ad esaurimento posti
Quartetto d’archi “Vincenzo Bellini”
Alessandro Cortese violino primo
Giovanni Cucuccio violino secondo
Luigi De Giorgi viola
Vadim Pavlov violoncello
Angelo Litrico clarinetto
Jakob Meyerbeer
Quintetto per clarinetto e quartetto d’archi in mi bem. magg.
Gaetano Donizetti
Quartetto d’archi n. 18 in mi min.
In collaborazione con Teatro Massimo Bellini di Catania
Ingresso libero con prenotazione fino ad esaurimento posti
Nato in una ricchissima famiglia tedesca di origini ebraiche, Giacomo Meyerbeer (in realtà Jakob Liebmann Meyer Beer; italianizzò il suo nome proprio nel periodo in cui lavorò in Italia, tra il 1815 e il’24), rivelò presto un precoce talento musicale come pianista. Decise poi di dedicarsi al teatro d’opera, preferendo la vocalità italiana al Singspiel tedesco di Mozart e di Weber. Trasferitosi in Italia, dal 1817 in poi iniziò a comporre melodrammi italiani sulla scia stilistica rossiniana; il suo maggior successo fu Il crociato in Egitto del 1824. In quello stesso anno si stabilì a Parigi, dove si andava definendo e affermando il genere spettacolare del Grand-Opéra. Nel 1831 presentò Fra Diavolo, il suo primo grand-opéra, su libretto di Eugéne Scribe, che ebbe un enorme successo. Da quel momento e per il successivo ventennio, Meyerbeer fu il dominatore incontrastato dell’opera internazionale.
Il Quintetto in mi bemolle maggiore per clarinetto e archi fu composto tra il 1812 e il ’13 da un Meyerbeer poco più che ventenne- Lo stile è elegante e scorrevole, quale si può ritrovare in analoghe composizioni di Spohr o di Weber. Anche se il linguaggio dell’Allegro moderato iniziale non è di particolare originalità, in quanto ligio alle formule consolidate derivate del settecentesco stile galante, si nota subito una mano sicura e già esperta nell’organizzare la struttura della composizione: il dialogo del clarinetto con gli archi lascia infatti il giusto spazio alle libere divagazioni dello strumento solista. Il movimento centrale è un Andante, preceduto da un breve adagio introduttivo, in cui il clarinetto svolge una serie di agili variazioni. Più interessante è il finale, un Allegro cantabile in forma di Rondò, ricco di spunti originali, in cui ha modo di emergere il brillante virtuosismo dello strumento solista; un’espressiva sezione centrale in tempo lento, precede il breve episodio conclusivo.
All’opposto di Meyerbeer, il bergamasco Gaetano Donizetti (1797-1848) nacque da una famiglia poverissima e dovette a lungo convivere con gravi ristrettezze economiche. Allievo di Giovanni Simone Mayr, un musicista bavarese trapiantato a Bergamo che, oltre ad avviarlo al mestiere teatrale, gli fece conoscere il repertorio strumentale austro-tedesco, Donizetti compose un’imponente quantità di musica sinfonica e cameristica. In quest’ultima spiccano i diciannove quartetti per archi, scritti tra il 1817 e il 1836, anno di composizione del Quartetto in mi minore, penultimo della serie, che ascoltiamo.
Dal primo tempo l’autore ricavò l’ouverture per la Linda di Chamounix (1842), ma ciò non deve indurci a pensare ad una dominanza del modello operistico su una produzione di secondaria importanza. Al contrario, la prolungata pratica quartettistica è indice in Donizetti di un interesse non marginale verso un genere strumentale che magari non seppe approfondìre sul piano formale, ma che gli offrì spunti non superficiali su quello espressivo; spunti che si ritrovano nell’Allegro e nell’Adagio del Quartetto in mi minore grazie alla sua naturale vena melodica e ad alcune garbate riminiscenze haydniane; qualche cedimento di gusto nella scelta e nell’elaborazione dei temi è invece riscontrabile nel Minuetto e nell’Allegro giusto, che sono il terzo e l’ultimo tempo di questa comunque gradevole composizione.
Dario Miozzi
Quartetto d’archi “Vincenzo Bellini”
Il Quartetto d’archi “Vincenzo Bellini” di Catania nasce nel 2017 per volontà della direzione artistica del Teatro Massimo Bellini di Catania, con lo scopo di divulgare la musica lirica, orchestrale e corale, tramite gruppi cameristici composti da musicisti dell’ente.
Il repertorio del quartetto abbraccia musiche di noti compositori soprattutto per la lirica, autori siciliani e composizioni di rara esecuzione: da Mozart a Donizetti, da Verdi a Zandonai, da Paisiello a Pacini, da Meyerbeer a Massenet, poi Platania, Scontrino, Arcidiacono, Sollima.
I singoli musicisti, tutti componenti dell’orchestra lirica catanese, vantano esperienze e collaborazioni con illustri personaggi dello spettacolo. Il quartetto, invitato ad inaugurare prestigiose rassegne musicali, si è esibito per importanti festival e associazioni nazionali riscuotendo sempre unanimi consensi di pubblico e critica.