Nella visione della regista Chiara Muti la melodia infinita del Cigno incarna la luminosa forza dell’arte che si fa baluardo contro l’oscurantismo
Foto: Giacomo Orlando
CATANIA – Esaltare il genio dell’arte che si fa presidio di libertà contro l’oscurantismo, che si dimostra capace di sconfiggere la furia iconoclasta del pensiero unico. È questa la chiave adottata da Chiara Muti per la regia dei Puritani in programma al Teatro Massimo Bellini il 23 settembre, 188⁰ anniversario della morte del compositore catanese; in replica il 26 alle 17:30.
Nell’ultima scena, i seguaci di Oliver Cromwell, persecutori di ogni forma di rappresentazione, bruciano i preziosi dipinti di Van Dyck e Füssli che tanta parte hanno nello spettacolo. Come succedeva ai libri in Farnenheit 451 di François Truffaut.
“Con il fuoco – si legge nelle note di regia di Chiara Muti – si vuole disperdere la memoria di un passato che si reputa scomodo. La finta pace ritrovata è dunque l’avvento di un pensiero unico dominante! Il fuoco divoratore nega ogni possibile confronto: a metafora della censura imperante! Tutto passa, le epoche, le interpretazioni, le mode e i metri di giudizio, ma il genio, lui, resta quale sorgente da cui attingere. Dall’alto come un “Deus ex machina”, il divino Bellini piomba gigante a spegnere l’incendio! L’arte non si tocca! È testimone immutabile e si erge immensa contro ogni forma di oscurantismo!”
Lo spettacolo viene realizzato dall’ente lirico catanese, nell’ambito del Bellini International Context, promosso dalla Regione Siciliana -Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo.
Il BIC utilizza filologicamente la scenografia di Alessandro Camera e i costumi di Tommaso Lagattolla. L’ente lirico regionale etneo schiera le proprie formazioni, l’Orchestra diretta da Fabrizio Maria Carminati, e il Coro, istruito da Luigi Petrozziello.. La distribuzione annovera il tenore Dmitry Korchak (specialista dell’impervio ruolo di Arturo), il soprano Caterina Sala (Elvira), il baritono Christian Federici (Sir Riccardo Forth), il basso Dario Russo (Sir Giorgio), il mezzosoprano Laura Verrecchia (Enrichetta di Francia), Andrea Tabili (Lord Gualtiero Walton), Marco Puggioni (Sir Bruno Robertson).
La partirtura dei Puritani, opera seria in tre atti, fu salutata con enorme favore dal pubblico e dalla critica fin dalla première del 24 gennaio 1835 al Théâtre des Italiens di Parigi. Sarebbe stato l’ultimo trionfo per il Catanese, destinato trentatreenne ad una prematura fine nell’autunno dello stesso anno, ma da quel successo già consacrato in vita nell’Olimpo della civilisation europea. Tale era stato il riconoscimento a lui tributato sull’onda dell’entusiasmo acceso da quel capolavoro estremo. Il libretto di Carlo Pepoli s’ispirava a sua volta al dramma storico Têtes rondes et Cavaliers di Jacques-François Ancelot e Joseph Xavier Boniface. Il plot, ambientato sullo sfondo storico della cosiddetta “prima rivoluzione inglese” pilotata da Olivier Cromwell, è incentrato sul senso di giustizia e sulla fedeltà agli Stuart che determinano le azioni del nobile Arturo Talbo. L’azione precipita quando il suo apparente tradimento annienta di dolore la promessa sposa Elvira, personificazione tra le più intense delle “pazze per amore” di cui sono costellate le vie del melodramma. A salvarla, a salvare il suo amore sarà la mediterranea Musa belliniana, la cui celestiale bellezza neutralizza le nebbie gotiche.
Ingresso libero su prenotazione fino ad esaurimento di posti.