rappresentati al Teatro Massimo Bellini.
Il progetto è realizzato nell’ambito del Bellini International Context, promosso dalla Regione Siciliana-Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo
CATANIA – Callas e non solo. “Puritani reloaded” è la retrospettiva degli allestimenti del capolavoro del Cigno etneo programmati in quasi un secolo e mezzo al Teatro Massimo Bellini. Il progetto s’inserisce nel ricco e variegato cartellone del Bellini International Context, promosso dalla Regione Siciliana-Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo con la collaborazione di importanti istituzioni musicali e culturali dell’Isola.
Il prossimo 23 settembre, quando si alzerà il sipario sulla nuova produzione dei Puritani, realizzata proprio nell’ambito del Bic, sarà la ventiquattresima edizione montata nella sala del Sada, dove la partitura aveva debuttato nel lontano 1891.
Puritani Reloaded intende ripercorre per immagini una storia lunga ben 132 anni, quella del legame tra l’ultima opera del compositore catanese e il Teatro della città natale, inaugurato nel 1890.
Frutto della collaborazione tra l’Università degli Studi, l’Accademia di Belle Arti e il Conservatorio “V. Bellini” di Catania, Puritani Reloaded è un evento in due parti, la prima delle quali – mercoledì, 20 settembre 2023, alle ore 18, nel foyer del Teatro Massimo Bellini – precede di qualche giorno l’annunciata messinscena: un lungo video con suoni e immagini ricavate da quando, nel 1951, è stato possibile recuperare alcune tracce di questi spettacoli. La seconda, il prezioso catalogo che le raccoglie, vedrà la luce in tempi brevi. Le immagini degli spettacoli, infine, permettono di tracciare anche un breve scatto dell’attività dei fotografi di scena a Catania: Giovanni Consoli, Angelo Di Blasi, Filippo Sinopoli e Giacomo Orlando sono le firme di un’attività artistica che oggi ci permette di ricostruire un settantennio di spettacoli che hanno segnato la storia dei Puritani.
La retrospettiva, curata da Maria Rosa De Luca, Giuseppe Montemagno e Graziella Seminara, si avvale delle ricerche iconografiche di Marco Impallomeni ed è stata realizzata grazie alla collaborazione, oltre che dell’Archivio del Teatro Massimo Bellini, anche di alcuni collezionisti privati, che hanno generosamente messo a disposizione fondi di documenti e immagini ancora inediti.
È un tributo che permette di ricostruire almeno tre elementi fondamentali nella storia della ricezione dell’opera. Il primo riguarda naturalmente i grandi artisti che hanno calcato il palcoscenico del Bellini: Maria Callas (1951), Mario Filippeschi, Virginia Zeani e Aldo Protti (1955), Anna Moffo (1960), la tournée a Monaco di Baviera con Gianni Raimondi e Gabriella Tucci, sempre nel 1960, Luciano Pavarotti, Gabriella Tucci, Aldo Protti e Ruggero Raimondi (1968), Alfredo Kraus, Adriana Maliponte, Piero Cappuccilli e ancora Raimondi, con la bacchetta di Gianandrea Gavazzeni (1972), Salvatore Fisichella e Lucia Aliberti (1982), quest’ultima presente anche nella ripresa del 1985, in occasione del 150° anniversario della morte del compositore, e ancora Chris Merritt e Katia Ricciarelli per la prima e unica proposta dell’edizione Malibran (1986), William Matteuzzi, Mariella Devia e la direzione di Richard Bonynge, per la prima edizione del Festival Belliniano (1989), ancora il duo composto da Fisichella e Aliberti nel 1994, Stefania Bonfadelli nella ripresa prevista per il secondo centenario della nascita di Bellini, nel 2001, fino alla storia più recente, con l’ultima produzione del 2015, diretta da Fabrizio Maria Carminati, con Šalva Mukeria e Laura Giordano.
L’occasione è propizia anche per cogliere l’evoluzione della riflessione sulla messinscena dell’opera belliniana. Dopo la produzione che Mario Lanfranchi cura per la consorte, Anna Moffo, nel 1960, per lunghi anni si impone infatti l’essenzialità quasi geometrica del segno scenico di Attilio Colonnello (dal 1968 al 1982), per lasciare poi il passo alla nuova impaginazione di Roberto Laganà nel 1985, e all’eleganza militaresca delle scale di grigi disegnate da Pier Luigi Pizzi (1986). Nel 1989, Sandro Sequi si affida a Giuseppe Crisolini Malatesta per rievocare i fasti della pittura romantica inglese, mentre Filippo Crivelli e Ulisse Santicchi, nel 2001, celebrano il prezioso gioco di specchi in cui si rifrangono i personaggi. Nel 2015, Francesco Esposito punta su una cifra intimistica, costruendo l’atmosfera onirica in cui vagano i personaggi.
L’ingresso è libero fino ad esaurimento di posti. Info: www.bellinicontext.it e www.visitsicily.info